montagna, Trekking

Rifugio Forca Resuni, scoprire i limiti dei propri bambini

Quando decidiamo di fare un’escursione è sempre una nuova occasione per scoprire i nostri limiti. Di solito, tutti insieme ci interroghiamo su quali sono gli obiettivi che vorremmo raggiungere, su che cosa speriamo di incontrare e sul tipo di esperienza che ci piacerebbe vivere. Paolo si mette poi alla ricerca di sentieri con le caratteristiche che cerchiamo e infine scegliamo quello che più ci ispira, valutandone pro e contro.

L’estate scorsa fra gli obiettivi che i bambini si erano prefissati c’era quello di arrivare a quota 2000 metri. Ci avevamo provato nel mese di luglio con l’escursione di due giorni al Monte Miletto ma, dovendo passare la notte sul luogo e avendo gli zaini pesanti, abbiamo ripiegato su una vetta più vicina di circa 1700 m.

Nel programmare le vacanze in Abbruzzo, nel nostro amato Camping Wolf, senza ricorrere alle ricerche di papà, le foto di una nostra amica andata lì poco prima di noi ci hanno convinto a puntare al Rifugio Forca Resuni a quota 1952 m.

Come organizzare un’escursione più impegnativa?

La scelta di un sentiero molto più impegnativo di quelli che abitualmente affrontiamo in famiglia ha richiesto una preparazione più accurata, valutando con attenzione tempi di percorrenza e dislivelli, e l’attrezzatura da portare.

Come non smetteremo mai di ripetere, se ci sono anche piccoli dubbi è sempre bene rivolgersi a guide esperte o a escursioni organizzate, ma adesso vi raccontiamo come ci siamo organizzati noi.

Di media le nostre escursioni sono di circa 12 km con picchi di 18 km, come scriviamo sempre i km non sono un valore attendibile nel trekking, ma almeno così potrete avere un’idea delle differenze: per raggiungere il Rifugio di Forca Resuni e poi tornare al campeggio questa volta abbiamo camminato per circa 22 km, affrontando 900 m di dislivello.

La scelta del percorso verso il Rifugio Forca Resuni

Prima di tutto abbiamo studiato i due percorsi possibili: il sentiero L1 e il K6. Quello che attraversa la Val di Rose (sentiero L1) era sicuramente il migliore per difficoltà e tempi di percorrenza, ma per noi aveva un grosso limite: in estate si può accedere solo con guide autorizzate e solo in alcuni giorni della settimana, da prenotare presso gli Uffici dell’Ente Parco a Civitella Alfedena o a Pescasseroli, perché è territorio dei camosci che potrebbero essere disturbati dal cammino degli escursionisti.

Abbiamo preferito non scegliere questa opzione, più che giusta per il rispetto della natura del luogo, perché non avevamo ancora fatto escursioni di gruppo con soli adulti assieme ai nostri bambini e, data la lunghezza del percorso, volevamo gestire le pause e le soste in autonomia, basandoci sul passo di Giacomo e Alice, e soprattutto volevamo essere liberi di tornare indietro, qualora ci fossimo resi conto della troppa stanchezza.

La scelta è quindi ricaduta sul K6 un sentiero un po’ lungo, ma piacevole e vario, per cui lo abbiamo studiato, ci siamo attrezzati adeguatamente e abbiamo deciso di farlo il primo giorno di campeggio in quanto eravamo più freschi e soprattutto il meteo era ottimo. Ci siamo inoltre assicurati che il sentiero fosse frequentato (lo percorrono in senso inverso quelli che raggiungono il Rifugio di Forca Resuni dal sentiero della Val di Rose), in modo da essere sicuri di non essere soli in caso di emergenza.

Informazioni pratiche

Parcheggio – Noi siamo partiti a piedi dal Camping Wolf, ma altrimenti ci sono almeno due spazi dove parcheggiare a Civitella Alfedena.

Imbocco del sentiero – Il sentiero è molto ben segnalato, si parte dal paesino seguendo le indicazioni per il sentiero L4 che conduce alla Sorgente Jannanghera e poi arrivati alla fonte si sale lungo il K6.

Quando? – Noi lo abbiamo fatto d’estate, era fine agosto, ci sono dei tratti esposti ma comunque sono freschi perché più in quota, probabilmente in primavera si può ancora trovare neve in cima, ovviamente da evitare nei mesi più freddi.

Difficoltà – Il sentiero è lungo, bisogna essere molto abituati a camminare, gli spunti lungo la camminata sono tanti, è tutto molto “fatato”, gli alberi hanno forme strane e divertenti, si incontrano tante tracce di animali e l’ambiente varia a seconda dell’altitudine: la prima parte si dipana attraverso un’antica faggeta, poi ci sono tratti rocciosi all’ombra di alberi e punti più esposti da cui si godono panorami mozzafiato. Ci sono diversi tratti non agevoli, ma nel complesso nulla di estremamente difficile. Non è un sentiero per principianti, il CAI lo segnala come E (escursionisti).

Cosa portare – Si cammina per molto tempo e in caso di emergenza un rientro in tempi stretti è impossibile, quindi è necessario essere preparati a tutto. Cassetta medica piena, controllata e ben fornita, tanta acqua (almenoa testa, co un litro e mezzo a testa, considerata la possibilità di poter riempire le borracce alla sorgente della Valle Jannanghera), snack da mangiare lungo il tragitto, possibilmente frutta e non dimenticate il pranzo al sacco. Impermeabili e felpe perché il tempo può cambiare rapidamente, cappellino e crema solare per proteggersi dal sole. A costo di sembrare eccessivi, noi in sentieri del genere portiamo anche il necessario per accendere un fuoco e magari costruire un piccolo riparo di fortuna (cordini, qualche picchetto e magari i teli termici che abbiamo nella cassetta medica).

Durata – Siamo stati fuori quasi 8 ore fra andata e ritorno, ci siamo fermati spesso, ci siamo presi diversi momenti per giocare o per riposarci, il sentiero indicava 4 ore e mezzo per salire ed è quanto ci abbiamo impiegato, ovviamente più rapido è il ritorno.

Deviazioni – Arrivati alla Sorgente Jannanghera si devia per il K6 che è molto ben segnalato fino al Rifugio di Forca Resuni.

I nostri consigli

Alice: “Arrivati in cima c’è tantissimo vento ed è l’ideale per far volare gli aquiloni, io mi sono dispiaciuta perché non lo avevo portato“.

Giacomo: “Il sentiero è molto bello e anche molto faticoso, vi consiglio di cercare l’ingresso del mondo fatato che si trova in un grande albero bucato“.

Paolo: “Non essendo un sentiero ad anello l’ultima parte del ritorno può essere monotona, siate pronti a parlare e a incoraggiare i bambini con giochi e racconti“.

Loredana: “Arrivati in cima troverete una la poesia di Claudio Miccoli incisa su una lastra di marmo. Leggetela attentamente e scoprite la storia di questo ragazzo, pacifista e ambientalista scomparso prematuramente.

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