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Monte Redentore a Formia: in vetta sugli Aurunci

Andare in montagna è bellissimo, andare in montagna e avere vista mare è una delle cose che più amiamo, per questo, quando il clima lo consente, ci piace avventurarci per tutti quei sentieri tra Costiera Amalfitana e Penisola Sorrentina, questa volta però la nostra scelta è caduta su un’altra zona, fuori regione, ma pur sempre raggiungibile in poco più di un’ora di macchina: il Monte Redentore a Formia, nel Parco Naturale dei Monti Aurunci.

Il Monte Redentore era il lista da un bel po’, in estate andiamo spesso al mare sul litorale fra Caserta e basso Lazio e, dalla spiaggia, la vista delle montagne alle nostre spalle e in lontananza, in direzione del Golfo di Gaeta, ci ha sempre incuriosito. “Come deve essere il panorama da lassù? Che tipo di sentieri si incontrano? Ci sarà acqua da qualche parte?”. Queste e altre domande si affastellano tutte le volte nelle nostre testoline, però il pensiero di dover affrontare il traffico estivo della Domiziana e incamminarsi lungo un sentiero privo di ombra ci ha sempre fatto desistere.

Approfittando invece di una bella giornata di sole invernale, certi di evitare il traffico estivo e il caldo estremo, ci siamo messi in viaggio verso il borgo di Maranola a Formia, destinazione Rifugio Pornito (819 m) sul Monte Altino, da cui si snodano i sentieri per raggiungere vari punti degli Aurunci, tra cui la cima del Monte Redentore.

Prima tappa: la salita all’Eremo di San Michele Arcangelo

Dopo aver fatto una bella colazione al Rifugio Pornito con due ottime fette di crostata, abbiamo imboccato il sentiero CAI 960 verso l’Eremo di San Michele Arcangelo, un santuario rupestre incastonato nella roccia del Monte Altino (1220 m), la cui struttura originaria risale al Medioevo.

La salita verso l’Eremo non presenta grandi difficoltà tecniche, è molto ben tracciata e protetta da una staccionata piuttosto ben manutenuta (ma questo non è buon motivo per poggiarsi o sedersi). Non ci sono punti particolarmente esposti ma ha un solo grande problema: è tutta sul versante Sud, quindi sempre al sole. Nonostante fosse febbraio abbiamo un po’ sofferto il caldo, ma abbiamo sfruttato i pantaloni modulari per trasformarli in bermuda, mentre felpe e softshell, che mamma non lascia mai a casa, sono rimasti fermi negli zaini.

Circa a metà strada si incontra la statua della Madonna della Rupe che affaccia sul Golfo di Gaeta, il punto è molto suggestivo e ne abbiamo approfittato per fare una breve pausa per bere e rifocillarci. Giunti all’Eremo abbiamo poi avuto la fortuna di incontrare il custode che oltre a farci sentire le campane a festa e mostrarci l’interno della chiesetta, aperta solo in occasioni speciali, ci ha indicato una roccia dalla forma particolare, che si può vedere da un punto preciso del belvedere, che lui chiama “L’urlatore“, un profilo di un volto con un naso adunco e bocca spalancata.

Seconda tappa: il Monte Redentore

Ci siamo poi rimessi in cammino per raggiungere la vetta del Monte Redentore (1252 m). Dall’Eremo si prosegue verso il crocevia di Sella Solla (1226 m.) e dopo una serie di tornanti si raggiunge la cima con la cupola in muratura e sopra la statua in bronzo del Redentore. Lì ci siamo goduti il nostro pranzo a sacco con l’ampia vista che spazia da Capri al Circeo, passando per Ischia, in lontananza le isole pontine e il Vesuvio, una vera meraviglia per gli occhi.

Ci sarebbe poi piaciuto proseguire per la seconda vetta, il Monte Sant’Angelo (1442 m), ma visto il caldo ci siamo resi conto di avere con noi poca acqua e che non avremmo visto l’ombra per altri 4 km, per cui abbiamo deciso di tornare al Rifugio Pornito attraverso la faggeta, sul versante opposto, chiudendo così l’anello scavalcando il crinale.

Il sentiero è divertente, c’è tanto da vedere ed è molto vario, al percorso iniziale brullo e roccioso, a tratti quasi lunare, succede un bel tratto boscoso, tra faggi , pini e cerri che attraversa anche una vasta area picnic con tavoli in legno e punti fuoco. La parte più tecnica, che ovviamente i bambini hanno trovato più divertente, è la discesa verso il rifugio al ritorno, dove è anche facile uscire dal sentiero vero e proprio perché si procede a vista tra le rocce del pendio.

Il sentiero si presta inoltre a tante alternative più lunghe o più brevi, la parte fino all’Eremo con un piccolo sforzo si può considerare adatta a tutti, lungo la strada abbiamo incontrato tanti escursionisti anche non particolarmente attrezzati, poi per chi vuole allungarsi ci sono diverse soluzioni ed è adatta anche per una simpatica notte in tenda che ci siamo ripromessi di provare.

Informazioni pratiche

Parcheggio – Poco prima del Rifugio Pornito c’è un largo spiazzo dove è possibile parcheggiare, noi abbiamo lasciato l’auto un po’ più giù, pensando non ci fosse posto (QUI il link a Maps). La strada per arrivare al rifugio è abbastanza stretta ma non è neanche fra le peggiori che abbiamo fatto per raggiungere un sentiero.

Imbocco del sentiero – Dal parcheggio è molto ben segnalato ed è impossibile sbagliare, si riconosce facilmente, dopo pochi metri c’è una roccia con una Madonnina che ovviamente i bambini vorranno scalare, poi dipende da quanto sono apprensivi i genitori se farglielo fare o meno (Qui la nostra traccia su Wikilok).

Quando? – La parte di salita è praticamente sempre al sole, quindi assolutamente da evitare le ore più calde dei mesi estivi, magari con il caldo può essere una buona idea godersi il tramonto o fare una notturna. Una calda giornata di inverno è perfetta per godersi il panorama, ma attenzione che si potrebbe anche incontrare neve.

Difficoltà – Il CAI segnala il sentiero come escursionistico (E), anche se la prima parte che porta all’Eremo è molto semplice, con poca pendenza e affrontabile senza particolare preparazione. Il fatto che il sentiero sia sempre esposto al sole non è da sottovalutare. Se si fa l’anello al ritorno si passa per la faggeta e il sole si sente meno, come abbiamo detto l’unico tratto più complesso è il finale dell’anello in quanto dal crinale si scende verso il rifugio, affrontando una bella pendenza tra le rocce.

Cosa portare – Le scarpe da trekking se si decide di non fare l’anello possono non essere fondamentali purché si abbia una suola con buona presa, quindi comunque si… Portatele! Poi tanta acqua e magari un binocolo per godere appieno della bella vista.

Deviazioni – Si procede facilmente fino alla vetta, poco prima c’è una deviazione per chi volesse continuare verso Monte Sant’Angelo, altrimenti per l’anello bisogna seguire le indicazioni verso l’area picnic, da lì si torna verso uno sterrato carreggiabile, c’è bisogno di un po’ di attenzione per le indicazioni verso il rifugio quando si esce dalla faggeta, è l’unico tratto in cui il sentiero non è visibile anche se è segnalato.

I nostri consigli

Alice: “Se vi fermate al Rifugio e incontrate un cagnolino di nome Bruschetta fategli tante coccole“.
Giacomo: “All’inizio del sentiero c’è una grande roccia al di là della staccionata su cui è possibile arrampicarsi, ma chiedete il permesso ai genitori, anche se non è poi tanto pericolosa“.
Paolo: “Non è un sentiero particolarmente avventuroso, però è possibile giocare molto sugli aspetti panoramici da raccontare ai più piccoli”.
Loredana“La colazione al Rifugio prima di mettersi in cammino è assolutamente da fare, noi purtroppo non abbiamo avuto il tempo di fermarci anche al rientro, ma i profumini che arrivavano dalla cucina erano davvero invitanti, di certo da tenere in considerazione per la prossima volta“.



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