montagna, Trekking

Mont Chaberton con i bambini? Si può fare!

Dopo i quasi 2500 metri del Monte Vettore per questa estate ci eravamo prefissati un nuovo obiettivo: superare i 3000 metri. Così durante l’anno abbiamo studiato per far sì che nelle nostre vacanze avremmo potuto raggiungere una vetta così alta, tenendo in considerazione fattori come la necessità di raggiungerla a piedi, senza vie ferrate, arrampicate o ghiacciai da attraversare con i ramponi.

Studiando un po’, papà e Giacomo hanno trovato tutte queste caratteristiche e anche qualcuna in più nel Mont Chaberton, in Val di Susa, quota 3131 metri, al confine tra Italia e Francia. Un sentiero non particolarmente difficile, ma lungo e con grande dislivello, panorama in vetta mozzafiato e soprattutto situato in una zona dove c’è un campeggio magnifico e mille attività da fare.

Mont Chaberton, cosa aspettarsi

Il Mont Chaberton è una montagna delle Alpi Cozie, sul versante francese, che in vetta ospita la fortezza militare più alta d’Europa, la “Batteria dello Chaberton“, uno stimolo in più per i bambini a raggiungere la cima. Il sentiero è molto bello e vario, ricco di flora e fauna, abbiamo avuto il piacere di incontrare le marmotte, alcuni gracchi molto abituati all’uomo, e di ammirare un paesaggio che cambiava visibilmente a seconda dell’altitudine, diverso da quello cui siamo abituati qui da noi al sud.

Come già detto, il percorso non presenta particolari difficoltà tecniche ed è classificato come sentiero per escursionisti (E), ma sicuramente bisogna essere molto allenati e abituati a camminare, perché la pendenza è costante, il dislivello è tanto e praticamente non ci sono punti pianeggianti. Inoltre, lungo la strada non c’è acqua, il che rende tutto un po’ più faticoso, dovendo ben razionare le risorse. In compenso il cammino è ben tracciato, molto visibile e anche molto battuto, tanti sono gli escursionisti che nei mesi estivi raggiungono la meta da diversi paesi ed è bello salutarsi e provare a indovinarne la provenienza dall’accento. Una curiosità: il sentiero trovandosi in Francia è segnalato in giallo, oltre al classico segnale bianco e rosso del CAI.

La nostra esperienza sul Mont Chaberton

Ci siamo messi in marcia di buon mattino, per evitare di camminare in pieno sole, alle 7.00 eravamo già sul sentiero con grande gioia di Alice che avrebbe voluto dormire ancora un po’. La prima parte di strada, poco ripida e molto boscosa, che conduce fino a una stazione sciistica, nei pressi del Rio Secco, è stata molto piacevole, in ombra, tra i profumi di pino e larice, e avvolti da coloratissimi fiori di montagna.

Dalla stazione sciistica in poi ha avuto inizio la parte più esposta al sole e più impegnativa, molto divertente in alcuni tratti che si dipanavano tra le rocce. Da quel momento in poi, fino alla vetta praticamente non abbiamo avuto tregua, la vegetazione è quasi assente, eccetto piccoli cespugli, poco a poco la natura cede il passo alla storia. Si vedono i primi bunker in lontananza e le costruzioni militari, cumuli sparsi di filo spinato e altre opere che annunciano l’arrivo al vecchio forte della prima guerra mondiale.

Più si avvicinava la vetta più si trovava neve in giro, anche se eravamo in luglio. Inutile dire che i bambini hanno scelto tutti i passaggi in cui si doveva camminare sulla neve, per fortuna avevamo buone scarpe e i piedi sono rimasti asciutti, altrimenti sarebbe stato un bel problema continuare.

L’arrivo in vetta ci ha lasciato decisamente senza parole, si è circondati dalle montagne, in lontananza si riconosce il Monviso, il Rocciamelone e il Pic de Rochebrune che, da bravi ignoranti, abbiamo scambiato per il Cervino. Dopo un bel riposo ci siamo divertiti a esplorare la fortezza piena di neve, ad arrampicarci un po’ sui torrioni, ed è stato come entrare in una cella frigorifera. All’interno della fortezza ci sono anche alcuni cartelli che ne raccontano la storia della costruzione e della disfatta (per maggiori informazioni su questo luogo vi consigliamo di dare un’occhiata al sito dell’Associazione Mont Chaberton).

Il ritorno è stato decisamente meno impegnativo ma lungo, sembrava non finire mai. Nonostante la stanchezza, la promessa di una crêpe al cioccolato al rientro in paese ha reso tutto più semplice.

Questa volta per i bambini è stata dura, Giacomo voleva abbandonare a poco dalla vetta e ha dovuto fare ricorso a tutte le sue ultime forze per raggiungerla, poi come sempre ha recuperato in pochi secondi, mentre Alice che ha camminato fino alla vetta, stranamente senza lasciarsi andare alla fatica, una volta alla meta è crollata dal sonno.

Anche per noi adulti è stata una bella impresa e l’arrivo in cima, tutti insieme, una grande soddisfazione.

Cosa portiamo a casa

Il ricordo delle alte montagne che hanno incorniciato il nostro cammino e l’imponenza del Mont Chaberton visto dal fondo valle, l’intenso profumo di pino silvestre, il silenzio di un aliante che planava su di noi una volta arrivati in cima, il freddo glaciale all’interno delle torri della fortezza, il sole rovente e il fresco vento di vetta, i sorrisi e le parole di incoraggiamento scambiate con gli escursionisti incontrati durante il cammino.

Informazioni pratiche

Parcheggio – Si parcheggia poco fuori Montgenèvre su Rue de Baisses (QUI), c’è un piccolo slargo di fronte all’imbocco del sentiero, non è difficile trovare posto. Se non c’è più spazio allora meglio fermarsi un po’ prima, dove c’è un ampio slargo nei pressi della curva.

Imbocco del sentiero – L’imbocco è molto ben visibile e segnalato, praticamente una mulattiera, anche il resto del sentiero è molto semplice da seguire, anche nei tratti più rocciosi (Qui la nostra traccia su Wikilock).

Quando? – Sicuramente in primavera ed estate, bisogna essere sicuri che la neve abbia liberato il sentiero e che sia praticabile, fondamentale informarsi bene sulle previsioni del tempo. Importante muoversi all’alba, per evitare di camminare in pieno sole.

Difficoltà – Come abbiamo già avuto modo di scrivere, il sentiero non ha grosse difficoltà tecniche, qualche punto un po’ più ostico nella parte rocciosa, ma nulla di proibitivo. Bisogna essere molto allenati e moltissimo abituati a camminare, parliamo di 1300 metri di dislivello in circa 8 km, non è per tutti. Inoltre, si sale parecchio in altezza e qui, come si sa, il clima rende spesso tutto più difficile, può cambiare rapidamente e il sole picchia.

Cosa portare – Stavolta non ci limitiamo a dire che le scarpe da trekking sono fondamentali, qui serve abbigliamento adeguato a cipolla, pronti al vento e magari alla pioggia, protezione dal sole (Giacomo essendosi tagliato da poco i capelli ha spellato dietro le orecchie), bastoncini da trekking per chi è abituato a usarli. Almeno due litri a testa di acqua, non se ne incontra lungo il sentiero e ci è capitato di doverla condividere con ragazzi poco attrezzati. Cassetta medica e barrette energetiche, frutta secca e cioccolato per recuperare un po’ di energie dopo la salita e al rientro.

Deviazioni – Ce ne sono molte e la maggior parte di esse ben segnalate, dopo aver raggiunto il Col du Chaberton ci sono diverse biforcazioni, ma che portano tutte in vetta, quando inizia il crinale si prosegue a destra per il forte Chaberton e a sinistra si può andare a un forte più piccolo.

PS: questo articolo è stato scritto in collaborazione con Giacomo


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