Il maggio piovoso e le ripetute feste per lo scudetto del Napoli ci stanno costringendo a stare un po’ lontani dai sentieri ma, visto che fermi proprio non riusciamo a stare, abbiamo trovato una divertente soluzione che ci ha evitato di camminare nel fango o su pietre scivolose. E così, in una domenica di tempo incerto, siamo partiti alla volta di Bonito, per fare esplorazione urbana, alla scoperta di un luogo della nostra regione molto particolare.
In Campania in molti probabilmente conoscono Valogno, il borgo dei murales in provincia di Caserta, ma un po’ meno conoscono Bonito, un bellissimo paese irpino al confine con il Sannio, dove un gruppo locale, il Collettivo Boca, con la collaborazione di artisti internazionali ha trasformato il luogo in un vero e proprio museo a cielo aperto, grazie alla realizzazione di numerose e interessantissime opere di street art.






La nostra passeggiata tra le vie Bonito
Ci siamo ritrovati in un borgo in cui antico e moderno si intrecciano tra loro, parti di costruzioni medioevali sono inglobate in edifici nuovi, costruiti dopo il terremoto del 1980, lungo la strada principale si incontrano bellissimi portoni storici e, nella parte alta del paese, è possibile ammirare quel che resta del castello longobardo. Per i bambini è stato divertente organizzare una sorta di caccia al tesoro tra le strade di Bonito alla ricerca delle opere più belle, seguendo la mappa, realizzata dal collettivo, per scoprire il nome dell’autore e il titolo del murales.
Purtroppo non siamo riusciti a vederli tutti. C’è da dire che le opere sono state realizzate tra il 2013 e il 2018, alcune tra le più vecchie sono ormai rovinate dal tempo, i colori sono sbiaditi e non sempre il disegno è ben distinguibile, altre sono state definitivamente cancellate da lavori di ristrutturazione. Un vero peccato, ma del resto è la particolarità di questo tipo di arte che può svanire nel tempo, se non preservata.
La gente del posto poi è estremamente ospitale e fiera della proposta artistica, in tanti ci hanno accompagnato per mostrarci le opere più nascoste, raccontarci la storia di come sono nati i disegni e a indicarci dove proseguire, regalandoci una bellissima esperienza. Abbiamo così scoperto che a Bonito è nato il celebre stilista e imprenditore Salvatore Ferragamo, alla cui figura sono ispirati anche alcuni dei murales che abbiamo visto.






Ma non ci sono solo murales
A Bonito esiste anche un Museo delle cose perdute, un luogo in cui sono raccolti una serie di oggetti antichi e moderni di vario genere, messi insieme meticolosamente da Gaetano Di Vito, un abitante del luogo custode della memoria del paese. Purtroppo, non siamo riusciti a visitare il museo perché era domenica, era ora di pranzo e non volevamo disturbare. Non c’è infatti un orario di apertura, ma basta contattare il signor Gaetano e accordarsi con lui per la visita. Per trovarlo basta chiedere informazioni in paese e vi metteranno subito in contatto con lui. Un buon motivo per ritornare.
Bonito, infine, è un borgo ricco di gatti, per la gioia dei bambini ma in particolar modo di Alice. Gli abitanti se ne prendono cura e per questo sono poco timorosi e si lasciano avvicinare facilmente. È stata dura tornare a casa senza una compagnia felina per la nostra gatta Careca.






Verso Apice vecchia
Finito il giro di Bonito ci siamo spostati a meno di 20 minuti di auto ad Apice vecchia, il celebre paese fantasma in provincia di Benevento. Ne avevamo sentito tanto parlare da amici, avevamo visto svariate foto ed eravamo curiosi di poter visitare anche noi questo borgo fermo nel tempo.
Le aspettative erano alte e ci siamo trovati di fronte a un paese che poi tanto fantasma non è. La città abbandonata è quasi tutta recintata e visitabile solo in parte, accompagnati da volontari di un’associazione locale. Alcune abitazioni sono state ristrutturate e ospitano ristoranti e B&B. Anche il castello che domina il borgo è stato completamente ristrutturato ed è ora un luogo per eventi di vario genere (matrimoni, cerimonie, mercatini di Natale).
In ogni caso siamo riusciti a fare una passeggiata tra le case abbandonate accompagnati dalla guida e, seppur non abbiamo potuto vedere molto – una parte del paese che un tempo era visitabile è stata chiusa del tutto per motivi di sicurezza – abbiamo potuto ascoltare la storia di Apice. L’atmosfera è estremamente suggestiva e per i bambini è stato interessante scoprire il mondo fermo a più di quaranta anni fa.
Abbiamo poi visitato anche gli interni del castello, dove sono conservati alcuni oggetti rinvenuti all’interno delle case abbandonate e sono esposte una serie di foto del passato.
La visita al castello e al borgo è su offerta libera, offerta data più che volentieri per l’ottimo lavoro che stanno facendo i ragazzi nel rivalutare il proprio territorio e che recentemente si sta riscoprendo anche grazie al cinema, diverse sono infatti le produzioni che hanno scelto Apice vecchia come location, tra le ultime “La divina cometa“, un film appena uscito in sala, opera dell’artista Mimmo Paladino.






